La Danimarca abbandona il carbone ed in Italia aumenta il prezzo del pellet
“Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” Ebbene è quello che è successo negli ultimi anni in Europa nel settore del pellet di legno, quando la Danimarca ha iniziato un processo di conversione dal carbone al pellet per la produzione combinata di energia; dapprima lentamente, poi più rapidamente seguendo una traiettoria esponenziale, provocando importanti cambiamenti nel mercato italiano, paragonabili ad un tornado appunto.
La Farfalla: la riconversione delle centrali in Danimarca
Quando l’azienda statale danese Ørsted A/S, meglio conosciuta come DONG Energy, decise di iniziare il processo di conversione delle proprie centrali a carbone per il raggiungimento dell’obiettivo di 260 grammi di CO2 per kilowattora entro il 2020 consumava 6,2 milioni di tonnellate di carbone, era il 2006.
Nel 2017, attraverso la riconversione delle centrali di Avedøre e Studstrup, il consumo è passato ad 1,1 milioni di tonnellate con l’obiettivo di azzerare il consumo di carbone entro il 2023. Con la riconversione delle centrali a cogenerazione la Danimarca è diventata in un lampo uno dei maggiori Paesi importatori di pellet d’Europa. Basti pensare che le sole centrali di Avedøre e Studstrup consumano da sole 1 milione di tonnellate di pellet di legno all’anno.
Di seguito il video dell’impianto di cogenerazione di Studstrup che apporta energia elettrica ed acqua calda alla vicina città di Aarhus. I lavori sono stati avviati nel 2014 e terminati ad Ottobre 2016. Al minuto 1:35 viene riprodotto con una simulazione in 3D il nuovo sistema di svuotamento delle navi bulk (contenenti il pellet sfuso o “alla rinfusa”) che trasporta il pellet nel mega-silo da 65.000 Ton di capienza: base circolare da 70 m di diemetro per un’altezza di 45 m.
Il Tornado: l’aumento del prezzo del pellet nel mercato Italiano
Questa faccenda della riconversione delle grandi centrali Danesi sarebbe dovuta essere sono un bell’esempio di virtuosismo energetico-ambientale, tuttavia, ben presto si è trasformato in un uragano pronto a turbare il mercato italiano del pellet domestico. Cerchiamo di capire qual’è il nesso, quali conseguenze ha portato e quali ulteriori effetti ci si deve attendere nel prossimo futuro.
Anzitutto, c’è da considerare il fatto che, malgrado il consumo di pellet in impianti combinati su larga scala come quelli di DONG venga chiamato “industriale”, di fatto questi impianti utilizzano pellet con le stesse caratteristiche di quello utilizzato in ambiente domestico. Molto spesso trattasi di pellet certificati ENplus A1 o comunque rispondenti agli standard UNI EN ISO 17225-2 categoria A1.
I principali Paesi fornitori della Danimarca sono l’Estonia e la Lettonia che da soli forniscono 1 milione di tonnelate (Attenzione: dato del 2016 quando ancora non era stato riconvertito l’impianto di Studstrup), segue la Russia con 370.000 Ton, poi Portogallo, Germania e Svezia, la Polonia ed infine gli USA (che hanno un peso % molto variabile in funzione di diversi fattori fra cui il cambio monetario), per un totale di 2,2 milioni di tonnellate importate nel 2015 (dato che è rimasto pressoché invariato nel 2016, fonte Pellet Market Overview 2017).
Ora il focus si sposta proprio sui Paesi Baltici, fra cui Estonia e Lettonia, che dominano per motivi logistici-strategici il mercato danese in qualità di fornitori. I Baltici, infatti, erano (e sono ancora ma a condizioni differenti) fra i maggiori fornitori del mercato italiano del pellet ad uso residenziale.
Come è facile intuire col senno di poi, la forte ed improvvisa domanda danese ha prodotto in automatico l’aumento del prezzo medio FCA nei Baltici, provocando quindi un aumento del prezzo a destino in Italia: sia nelle regioni del Nord-Italia raggiunte via gomma, che nelle regioni del Sud-Italia e delle Isole, approvvigionate via mare.
Cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro? Per rispondere non possiamo che analizzare i dati dei trend più recenti. Ad esempio il Pellet Market Overview della Bioenergu Europe del 2019 (dati 2017) da cui abbiamo estratto il grafico seguente.
Un aumento del consumo di pellet in Danimarca pari al 26,9% fra il 2016 ed il 2017, un dato impressionante in larga parte spiegato dalla riconversione di Studstrup. Quello che è avvenuto nel 2018 non è ancora chiaro. Stando alle stesse autorevoli fonti sembrerebbe che la domanda di pellet in Danimarca non sia cresciuta, anzi pare che si sia lievemente contratta in linea con gli altri Paesi consumatori europeri e la breve stagione fredda.
Altre fonti, come ad esempio il “Report: EU demand for wood pellets continues to grow” di Biomass Magazine affermano che nel 2018 la Danimarca avrebbe raggiunto le 3,5 milioni di tonnelate mantenendo una crescita considerevole pari al 10%.
Certo è che le centrali di DONG devono ancora rimpiazzare 1,1 milioni di tonnellate di carbone e che lo faranno con il pellet di legno e questo non lascerà di certo impassibile il mercato europeo del pellet, tantomeno quello italiano. Non va dimenticato, inoltre, che mentre la Danimarca punta alle 4 milioni di tonnellate, il Regno Unito punta a 9 milioni. Un mercato, quello britannico, che è rappresentato per oltre il 90% da consumo industriale per la produzione di energia elettrica.
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